FILTRI SOLARI IN MODALITA' URBAN

Fugaci esposizioni sul balcone, passeggiate al parco, vita in città: in ogni caso proteggersi dai raggi è un obbligo per salvare la pelle da rughe e invecchiamento precoce.

Speriamo presto di andare al mare, di riprendere a viaggiare a e scoprire mete esotiche. Ma intanto… #iorestoacasa resta uno degli hashtag più cliccati e, con le prime giornate di sole, c’è da giurare che si ripeterà il fenomeno dell’anno scorso: tutti sul balcone a catturare i primi raggi. Già, perché nell’annus horribilis 2020, in piena pandemia, anche le celeb ne avevano approfittato: Chiara Ferragni aveva postato diverse foto sul terrazzo con occhiali da sole e maglietta a maniche corte, Alessandra Ambrosio era in giardino in costume e Gisele Bündchen sfoggiava un bel colorito urbano dorato.

IL SOLE ACCELERA L’AGING

Che sia sul balcone, al parco o anche in situazioni “involontarie” (dal finestrino dell’auto o persino quando il clima è nuvoloso), i raggi ultravioletti aggrediscono l’epidermide stimolando l’aging cutaneo. Sono di due tipi: gli UVA, che arrivano più in profondità colpendo il collagene e l’elastina, cioè le fibre elastiche in grado di mantenere la pelle giovane e tonica. Non provocano tanto scottature, quanto favoriscono l’invecchiamento e la formazione di rughe. Gli UVB, invece, vengono definiti “urticanti”: essendo presenti quando il sole è più caldo, sono responsabili di arrossamenti ed eritemi.

LA VITAMINA D FONTE DI BENESSERE

Guai, però, a demonizzare il sole: un’esposizione di venti-trenta minuti al giorno è consigliata per produrre vitamina D, che l’organismo non genera naturalmente, né assimila abbastanza attraverso l’alimentazione, ma è molto importante soprattutto per il benessere delle ossa, in quanto aiuta a prevenire l’osteoporosi. I raggi solari, poi, sono benefici in caso di particolari tipologie di dermatiti, come quelle atopiche e seborroiche, perché svolgono un’azione antisettica. Producono serotonina, chiamato anche l’ormone della felicità, mai preziosa come in questo momento, in cui il cambio di stagioneperiodo tradizionalmente molto delicato per chi tende a sindromi depressive, si accompagna alla complessa situazione dell’emergenza sanitaria.

UN FILTRO DOPO LA CREMA

Quindi, per evitare ogni rischio, nella routine quotidiana, dopo il siero e la crema idratante, occorre inserire un filtro solare. Meglio optare per consistenze leggere specifiche per contesti urbani, che sono formulati per resistere, oltre al sudore, all’umidità. Spesso contengono antiossidanti che rafforzano le difese della pelle e principi attivi che la schermano dallo smog e dalla luce blu dei device digitali. Le particelle inquinanti delle polveri sottili, infatti, entrano nei pori aumentando la potenza dei raggi. Le emissioni luminose degli schermi di smartphone e pc alterano le cellule cutanee favorendo in alcuni casi l’iperpigmentazione. Gli esperti consigliano di ripetere l’applicazione un paio di volte al giorno (al sole, invece, ricordiamo che va eseguita ogni due ore e sempre dopo il bagno in mare). Utile anche tenere a portata di mano uno spray rinfrescante, come Coola Make Up Setting Spray spf 30: rinfresca il trucco, idrata il viso e mantiene costante la protezione. Dopo tante ore in un ambiente chiuso, a maggior ragione con aria condizionata e computer, la pelle “tira” e ha bisogno di essere idratata.

COME LEGGERE LE ETICHETTE DEI SOLARI

Questione fondamentale la presenza dei filtri UV: nel caso dei solari urbani quelli importanti gli UVA. Come capirlo? Sulla confezione sono indicati i simboli PA+ o PPD, che classificano la protezione UVA. Al momento non esiste una scala standard internazionale su questo tipo di schermi. Maggiore, però, è la quantità di segni + dopo il simbolo PA, più alta è la protezione contro questi raggi. La scritta relativa all’Spf, invece, riguarda gll UVB, e, di solito, ha un valore oltre il doppio (quasi tre volte) degli UVA: per esempio un prodotto con spf50+ in media vanta una protezione tra quindici e ventidue per quanto riguarda gli UVA. Altro simbolo che si può trovare sull’etichetta e indica il livello di protezione è UVA cerchiato: significa che il prodotto è sicuro anche per gli standard europei. La dicitura broad spectrum, invece, vuol dire ampio spettro solare: comprende, appunto, sia le radiazioni UVA, sia UVB. Ma quanto deve essere alta la protezione che si usa in città? In linea di massima spf 20 (in primavera) o 30 (in estate) è sufficiente, ci sono situazioni, tuttavia, in cui può essere necessario anche un 50+. Come se si abita in una zona molto soleggiata, al mare o si sta molto all’aria aperta, oppure ci si è sottoposti a un trattamento dermatologico, tra cui il peeling o il laser. Chi non vuole rinunciare al trucco può optare per soluzioni glow e, nello stesso tempo, efficaci. Evolve Climate Veil Tinted spf 20 è una crema solare colorata ad ampio spettro che ripara anche dall’inquinamento, Omorovicza Complexion Perfector spf 20, in quattro nuance, è un’ottima base per il makeup, Coola Rosiliance BB+ Cream, disponibile in versione medio/chiara o media scura dona un bel colorito e luminoso, proteggendo dai raggi ultravioletti.

 

VINCONO I FILTRI SOLARI MINERALI

Sempre dibattuta la questione tra filtri minerali (o fisici o inorganici) vs filtri chimici (o sintetici). Le teorie più recenti propendono per i primi (tra i più diffusi l’ossido di zinco, di titanio e i suoi derivati, spesso usati in sinergia) perché, grazie alla loro opacità, oppongono un vero e proprio schermo alle radiazioni e rimangono in superficie. Gli schermi chimici, invece, sono criticati negli ultimi tempi in quanto in molti casi inquinanti e allergizzanti. I filtri fisici, tuttavia, presentano un limite: sono difficili da essere incorporati nelle creme, per cui, soprattutto fino a qualche anno fa, lasciavano un’odiosa patina bianca. Oggi la tecnologia ha superato il problema puntando sulla microincapsulazione delle particelle in acidi grassi, in modo da renderli fotostabili e facilmente spalmabili. Gli studi più recenti mettono in guardia dalla nanotecnologia, che era molto utilizzata nell’ambito della cosmetica solare per ridurre la dimensione delle molecole dei filtri, fino a microinizzarle o, appunto, in formato nano. Un metodo che poteva essere efficace per l’assorbimento ma, proprio per questo, pericoloso, in quanto in grado di penetrare all’interno dei tessuti e di organi e provocare reazioni non sempre conosciute, anzi, a volte rischiose.

Anche gli oli naturali, come quelli di semi di lampone, di carota o di cocco, sono noti per la loro protezione naturale contro i raggi solari. Attenzione, però, perché è molto bassa, intorno a 2, per cui quando ci si espone al sole, meglio tenere alta la guardia con un solare “tradizionale”, che è sicuramente più efficace. Gli oli si possono utilizzare dopo l’esposizione, ritemprano e rigenerano la pelle. Un must del beauty-case è Nuori Mineral Defence Facial spf 30, ad ampio spettro con ossido di zinco trasparente, non nano e principi attivi antiossidanti, mentre Omorovicza Mineral UV Shield spf 30 si basa su un mix di protezioni solari minerali, lo zinco e il diossido di titanio. Coola Mineral SPF 30 Face Matte Tint dona un finish opacizzante, specifico per pelli miste. 100% Mineral Sunscreen Glow di Soleil Toujours, leggermente colorata, offre tre soluzioni in un prodotto: protegge, illumina e svolge un’azione antiossidante.